Settembre, il vero Capodanno (senza trenini e lenticchie)
- @mauroeffe
- 29 ago
- Tempo di lettura: 2 min

Cari colleghi professionisti, manager, freelance e campioni olimpici della procrastinazione: eccoci arrivati al momento dell’anno che nessuno segna in agenda ma che tutti riconoscono di pancia.
Il vero Capodanno non è il 31 dicembre. È settembre. Punto.
Niente spumante, niente trenini di gruppo (per fortuna), niente lenticchie “porta-soldi” che non hanno mai portato soldi a nessuno. Solo una tazza di caffè bollente, una casella mail che trabocca di “Come dicevamo prima delle ferie…” e un’agenda ancora intonsa pronta a illuderci che stavolta saremo organizzati.
Perché settembre è il Capodanno dei professionisti?
1. La resurrezione della produttività
Via la sabbia dalle scarpe, addio profumo di crema solare: ecco tornare grafici, deadline e Gantt che gridano vendetta. Non è un ritorno, è una resurrezione: il professionista torna operativo come un Fenice, ma con meno piume e più Excel.
2. I buoni propositi… versione “senza neve”
A gennaio ci si iscrive in palestra. A settembre si compra l’abbonamento a Notion, Trello e chi più ne ha più ne metta. È la stagione in cui giuriamo: “Quest’anno pianifico tutto!”. Poi, a ottobre, torniamo a scrivere appunti sul retro dello scontrino del bar.
3. “Ne parliamo a settembre”
La frase più usata dell’estate. Traduzione simultanea: “Ti ignoro ora, ma a settembre sarai la mia priorità numero uno (insieme ad altre 87 email)”. Il professionista sa che il vero conto alla rovescia non è verso Capodanno, ma verso il giorno in cui i clienti si ricordano della tua esistenza.
Concludendo Settembre è il nostro reset annuale, più credibile del 31 dicembre: meno botti, più obiettivi. È il mese in cui torniamo a crederci, a sognare efficienze impossibili, a illuderci di avere tutto sotto controllo.
E va bene così. Perché senza un Capodanno “parallelo”, il lavoro sarebbe solo un lunghissimo lunedì infinito.
Commenti