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Italia fase 2: che estate sarà quella del 2020?

Aggiornamento: 10 mag 2020


Con una fase 2 operativa, a tutti gli effetti, finalmente si iniziano a vedere persone che timidamente escono da casa dopo 50/60 giorni di lockdown, pdv (che non sono rientrati nella fase 1) che si preparano alla riapertura e tutti i rientri negli uffici. 

Per quest'ultima voce non sappiamo se dipendenti e management saranno con mascherina e guanti: secondo una ricerca condotta da una società specializzata in recruting il 30 % degli intervistati non indosserà la mascherina e ben il 70% non utilizzerà i guanti in ufficio, più che comprensibile e prevedibile.

Quindi mi auguro che lo smart working o lavoro in remoto venga, ancora di più, incentivato o in alternativa tampone ed esame sierologico a tutti i dipendenti.

Dovremo quindi abituarci a convivere con mascherine, guanti e file che si verranno a creare inevitabilmente in tutti i comparti, ed essere sottoposti allo scan temperatura corporea per essere successivamente scartati se con una temperatura superiore ai 37,5.

Qui sorge spontanea la domanda: questa estate quando tutti subiremo un surriscaldamento dovuto alle temperature e dalle fila sotto il sole, che staremo facendo, verremo scartati all’ingresso dei vari pdv e segnalati?

È un problema da non sottovalutare Istituzioni!

Tornando a bomba molti, tanti purtroppo, i comparti che stanno cercando di rimettere insieme i cocci di questo lungo stop.

Il nostro è un paese fatto di tante realtà economiche tra cui arte, cibo, turismo e moda.

I musei riapriranno i loro portoni dopo il 18 ma non è ancora chiaro il meccanismo per poter accedere ad una mostra: se i laboratori per il prelievo sangue sono esclusivamente su appuntamento 1x1 come potremo visitare un museo o una mostra?

Finora abbiamo potuto godere delle bellezze artistiche nazionali e internazionali grazie alla tecnologia e internet, ma come vivremo e godremo l’arte dopo il 18 Maggio?

Altro comparto devastato, che sta cercando di rialzarsi, è quello del food&wine: nella fase 2 si è organizzato immediatamente con il delivery, viste le difficoltà di gestione degli spazi e distanze tra tavoli e consumatori.

Il turismo, altra realtà economica devastata dalla pandemia si continua a chiedere che estate sarà quella del 2020.

Di certo un’estate tutta italiana, visto che non potremo uscire dal paese né tantomeno ricevere ospiti in arrivo per lo stesso motivo.

Noi italiani siamo e rimaniamo un popolo di creativi per cui tutti i players del comparto stanno mettendo in pratica la nuova normativa con le nuove disposizioni sanitarie, cercando di poter fare cassa in qualche modo, rispettando le regole.

E il comparto moda?

I dati delle vendite online durante il lockdown non sono stati confortanti: le persone hanno veicolato le proprie risorse economiche in altri settori come generi alimentari, cura della casa e della person, elettronica e libri.

Tra qualche giorno show rooms e boutique potranno riaprire al pubblico ma con tutta una serie di paletti e condizioni.

Difficili da gestire, senza dubbio per i piccoli pdv, per cui deduco che una volta ristabilizzata l’economia italiana riprenderanno a crescere le vendite online del settore.

Nel frattempo la CNMI è già corsa ai ripari: dal 14 al 17 luglio prossimi debutterà la prima Milano Digital Fashion Week, l’appuntamento per promuovere le le collezioni uomo primavera/estate 2021 e le pre collezioni uomo e donna primavera/estate 2021.

Una manifestazione chiaramente traferita sulla rete per il mutato panorama del sistema moda.

Credo, personalmente, che tutto il comparto fashion debba essere rivisto e vissuto in maniera differente.

Le sofferenze economiche, derivanti da questo lungo lockdown, daranno vita, senza dubbio, ad un’impennata, considerevole, dei prodotti invenduti che verranno trasformati in rifiuti senza alcun tentativo di riconversione degli stessi:

scelta tattica utilizzata da molti big del comparto, in tempi non sospetti, in modo da mantenere, in questo modo, i costi di vendita al pubblico sempre alti.

Dovremmo tutti quanti cambiare le nostre abitudini di questo tipo di consumo.

In che modo?

Scegliendo in maniera consapevoli tessuti e materiali che possano essere riciclati e dare nuova vita ai capi usati.

Il riutilizzo “inventivo” di stock esistenti è una delle interessanti soluzioni contro l’eccesso di abiti senza più anima: facciamo riconfigurare i nostri capi vintage, reinterpretandoli e rendendoli pezzi unici, sempre!

Un mood che purtroppo raggiunge un target molto di nicchia, ma il principio di base, l’idea, potrebbe essere esteso anche ad altri contesti.

Riflettiamo, in primis per il nostro futuro, perché la plastica che ci sommergeva è sempre li, anzi è triplicata durante il lockdown tra guanti e varie!

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