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Il tema poco discusso: la fatica di lettura nei contenuti digitali e il suo impatto sulle performance

  • Immagine del redattore: @mauroeffe
    @mauroeffe
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel marketing parliamo spesso di tono di voce, funnel, KPI, algoritmi.

Quasi mai, però, affrontiamo un tema che sta diventando determinante: la fatica cognitiva che chiediamo ai nostri utenti quando consumano i nostri contenuti.


Non è solo una questione di testi lunghi.

È il modo in cui costruiamo l’esperienza di lettura.


Negli ultimi mesi, diversi studi sulla UX e sulla neuro-attenzione mostrano che:

Picchi di attenzione si disperdono già nei primi 3–5 secondi se la struttura non è chiara.

• L’occhio umano scorre i contenuti con uno schema imprevedibile quando sono troppo densi o uniformi.

• Il 70% degli utenti abbandona un contenuto non per disinteresse, ma per sforzo di decodifica troppo elevato.


In pratica?

Anche contenuti eccellenti falliscono perché richiedono troppa energia mentale per essere letti.


La domanda strategica che dovremmo porci non è: “È un buon contenuto?”


…ma: “È uno sforzo accettabile per chi lo consuma?”*


E questo vale per:

• Post su LinkedIn

• Landing page

• Newsletter

• Copy di campagne adv

• Presentazioni corporate


Tre micro-azioni immediatamente applicabili


(sottovalutate, ma con impatto enorme)


1️⃣ Aumentare il contrasto informativo

Alternare brevi paragrafi, liste, evidenziazioni, spazi bianchi.

Non per “semplificare”… ma per respirare.


2️⃣ Portare il concetto chiave in alto

La maggior parte dei marketer scrive per sé, non per il lettore.

La verità è che le idee vanno “servite subito”, non “conquistate”.


3️⃣ Rileggere con la domanda: “Questo passaggio richiede troppo sforzo?”

Se la risposta è anche solo forse, è da tagliare o riscrivere.


Conclusione: il vero vantaggio competitivo non è creare di più, ma chiedere meno.


Meno sforzo.

Meno frizione.

Meno energia sprecata.


Perché la comunicazione che funziona davvero non è quella che affascina,

ma quella che non stanca.

 
 
 

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