Cos’è l’empatia?
E’ una delle nostre #lifeskills, la nostra capacità di comprendere lo stato d'animo altrui, di felicità o tristezza, e quindi l’abilità di poter sentire, dentro di noi, chi abbiamo di fronte.
E' l’attitudine a prestare attenzione all’altra persona, mettendo da parte le nostre preoccupazioni e pensieri personali.
L’empatia la vorrei definire come un’eccezionale “capacità/attitudine”, geneticamente programmata nel nostro cervello, capace di farci sintonizzare ed interagire con gli altri.
Una "sorta" di interruttore che non tutti riescono ad accendere e che materializza il processo di costruzione delle relazioni più solide ed appaganti, sia professionali sia personali.
Il concetto di empatia in campo medico è sempre stato ritenuto di carattere esclusivamente psicologico, fino a quando un'equipe dell'Università di Parma, città dove vivo, ha scoperto l'esistenza dei "neuroni specchio" presenti nel nostro cervello e in quello di alcuni animali, che funzionano da vero e proprio organo biologico delle funzioni empatiche, collocandoli in un punto ben preciso, situato tra il lobo parietale, quello temporale e quello frontale.
Grazie all’attività di tutti questi neuroni noi umani siamo in grado di accantonare il nostro mondo emotivo e le nostre cognizioni ed essere più ricettivi nei confronti degli altri.
Una domanda, però, sorge spontanea: se tutti disponiamo di questa struttura all'interno del nostro cervello perché ci sono persone più empatiche ed altre meno?
Le esperienze di vita, il percorso professionale, i modelli educativi e il contesto sociale possono aver aumentato o debilitato questa straordinaria “capacità/attitudine” a favore di un egocentrismo personale molto più forte.
Di certo questa “capacità/attitudine” può avere un grande ritorno a nostro vantaggio: voglio fare un esempio esplicativo.
Lavoro nella Comunicazione, oggi più che mai online, ho costruito un mio personale portfolio di contatti, tra cui bloggers, media, redazioni e aziende: la mia empatia mi ha portato ad ampliare, notevolmente, questo prezioso portfolio.
All’inizio del mio percorso professionale vedevo colleghi che possedevano un certo numero di contatti: a distanza di anni, purtroppo il loro interruttore è rimasto in posizione off, il loro network ha continuato a crescere, ma non in maniera esponenziale come nel mio caso.
Questa straordinaria “capacità/attitudine” bisogna saperla mantenere sempre ben accesa perché il mondo professionale e personale rimane costantemente aperto nei confronti di chi la utilizza come #lifeskills.
Chi possiede questa “capacità/attitudine” quando opera, professionalmente, in ambiti lavorativi a contatto con persone, nelle PR, nella Comunicazione, deve gestirla sempre al meglio perché quando la possiedi non hai limiti ad ampliare i contatti lavorativi e quindi i profitti.
E oggi più che mai l’empatia è in grado di bucare lo schermo di uno smartphone, un tablet o un laptop.
Riflettiamo bene…
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