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" Mi hanno cucita con amore… industriale " Intervista esclusiva a una Birkin delusa

  • Immagine del redattore: @mauroeffe
    @mauroeffe
  • 23 ore fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Birkin delusa


Dopo anni passati sotto i riflettori, nelle mani di celebrità, influencer e collezionisti ossessionati, una Birkin storica rompe il silenzio.

Delusa, stanca, consapevole di essere più leggenda che lusso.

In esclusiva, la sua verità.


Intervistatore: Grazie per aver accettato di parlare con noi. Come stai?


Birkin: Come vuoi che stia? Sono stata venduta a 18.500 euro, chiusa in un armadio climatizzato per tre anni, e poi scambiata con una Kelly come se fossi una borsa qualsiasi. Ho bisogno di terapia, non di un’intervista.


Intervistatore: Eri considerata un’icona. Quando è cambiato tutto?


Birkin: Quando ho scoperto la verità. Pensavo di essere nata a Parigi, in un atelier romantico, tra mani esperte e pelle coccolata come un vino d’annata. Invece ho scoperto che alcune mie “sorelle” hanno zip prodotte in dall’altra parte del mondo, parti metalliche fatte in serie e rifiniture che, se parliamoci chiaro, non hanno mai visto la Provenza.


Intervistatore: Ma l’azienda dice che le borse vengono fatte a mano in Francia…


Birkin: Oh, certo. “Fatte a mano”… dopo che metà del mio corpo è arrivato preconfezionato da oltreoceano. È come dire che un soufflé è artigianale perché lo metti in forno a casa tua, anche se l’hai comprato surgelato al supermercato.


Intervistatore: Ti senti tradita?


Birkin: Tradita? Io mi sento brandizzata e abbandonata. Hanno usato il mio nome, la mia storia, il mito del savoir-faire francese… e poi via, a giocare con la produzione globale, come se fossimo un paio di sneakers da fast fashion. Ma con il prezzo di un’utilitaria.


Intervistatore: Cosa diresti alle persone che vogliono ancora comprarti?


Birkin: Guardatemi. Guardate oltre il prezzo, oltre la poltrona di pelle nei negozi, oltre l’arrogante “Made in France” stampato in oro. Chiedetevi: state comprando me, o l’illusione di me? Perché se volete davvero una borsa francese fatta con amore, forse dovreste parlare con Claudine, la sarta in pensione che lavora nel retrobottega di Marsiglia. Io ormai sono una diva disillusa.


Intervistatore: Hai un sogno, oggi?


Birkin: Sì. Andare a vivere in campagna, con una collezione di borse artigianali fatte davvero a mano. Niente più jet privati, niente più scaffali di vetro. Voglio solo qualcuno che mi indossi perché mi ama, non perché mi mostra su Instagram.


La Birkin si alza, elegantemente rigida, chiude la sua fibbia in segno di protesta e se ne va.

Un’icona stanca, ma finalmente libera di essere se stessa.

Anche se, sotto sotto, spera ancora che un giorno il lusso torni ad avere un po’ più di verità, e un po’ meno marketing.

 
 
 

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