Il marketing invisibile di Zara
- @mauroeffe
- 14 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 3 giorni fa

Perché i brand di lusso investono milioni in ADV e influencer, mentre Zara non spende (quasi) nulla e continua a crescere?
Nel panorama competitivo della moda, due mondi apparentemente opposti convivono e prosperano: da una parte i brand di lusso, che investono cifre milionarie in campagne pubblicitarie, testimonial e influencer marketing; dall’altra, un gigante come Zara, che continua a crescere a doppia cifra senza affidarsi a campagne pubblicitarie tradizionali. Ma com’è possibile?
1. Il lusso vende desiderio. Zara vende velocità!
I brand di lusso non vendono solo prodotti, ma uno status, un sogno, un posizionamento sociale. Per questo motivo hanno bisogno di creare narrazioni aspirazionali, fatte di storytelling, celebrity endorsement e campagne visive spettacolari. Il loro pubblico non acquista solo per la qualità, ma per appartenere a un mondo esclusivo.
Zara invece gioca un’altra partita. La sua forza sta nella velocità di produzione e nella capacità di intercettare trend e desideri del mercato quasi in tempo reale. Più che aspirazione, Zara offre gratificazione immediata. Non serve raccontare una storia epica, basta essere presente nel momento giusto con il prodotto giusto.
2. Marketing invisibile ma potentissimo!
Anche se Zara non investe in advertising tradizionale, non significa che non faccia marketing. Al contrario, ne è un maestro: investe in posizionamento strategico dei negozi, in esperienza d’acquisto, in data analysis e in una logistica ultra-efficiente che permette di cambiare collezioni ogni 2 settimane. È una forma di marketing che lavora sotto traccia, ma che trasforma ogni visita in store in un evento, e ogni acquisto in una scoperta.
3. Il ruolo degli influencer: da ambasciatori a consumatori!
Mentre i brand di lusso pagano gli influencer per veicolare i loro valori, Zara gode di una visibilità organica quasi spontanea. I capi del fast fashion diventano virali su TikTok e Instagram perché sono accessibili, immediatamente acquistabili e interpretabili da chiunque. Gli stessi influencer li indossano, spesso senza sponsorizzazioni, per rimanere connessi con la propria audience. È l’influenza “dal basso”, non orchestrata ma autentica.
4. Due modelli diversi, due pubblici diversi!
I brand di lusso puntano su una clientela selezionata, fidelizzata, disposta a pagare anche per la storia e il nome dietro un oggetto. Zara parla a un pubblico globale, trasversale, che cerca varietà e tendenza a prezzi accessibili. Uno lavora sulla fedeltà, l’altro sulla frequenza d’acquisto.
In conclusione Zara non fa pubblicità perché non ne ha bisogno nel senso tradizionale del termine. La sua macchina è così efficiente e centrata sul consumatore che ogni leva di marketing è già integrata nel prodotto e nel punto vendita. Al contrario, il lusso deve costruire un universo simbolico attorno all’oggetto, ed è disposto a investire moltissimo per farlo.
Due mondi diversi, due strategie opposte. Eppure entrambi vincenti. La lezione? Nel marketing non esiste una formula universale: vince chi ha chiaro il proprio posizionamento e lo comunica (o non lo comunica) nel modo giusto.
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